Affrontare la fine di una relazione

Durante la consulenza, Patrizia una signora di 50 anni, mi ha raccontato che il marito aveva deciso di lasciarla dopo 25 anni di matrimonio. Venne in terapia con il desiderio di riuscire ad affrontare la fine della relazione. Da quando il marito le aveva comunicato la sua decisione, era caduta in uno stato di profonda tristezza. Passava le giornate a ciondolare in casa, senza fare nulla se non piangere. Aveva diradato le uscite con le amiche in quanto si sentiva giù di morale e sempre inadeguata.

Affrontare la fine di una relazioneAffrontare la fine di una relazione: “Non sono stata abbastanza”

Mentre mi raccontava il momento in cui il marito le aveva detto che la lasciava, esplose in un pianto dicendo: “Non sono stata abbastanza per lui”.Era seduta, rannicchiata sulla sedia e il viso coperto dalle mani.  Era stata una donna dedita alla famiglia, molto spesso aveva limitato le sue attività e i suoi hobby per accudire la casa e i familiari. Descrive la sua vita come tranquilla, non felicissima ma con la serenità della quotidianità.

Il comportamento del marito l’aveva sconvolta, “è stato un fulmine a ciel sereno” diceva. I primi giorni si era illusa che fosse uno scherzo o l’espressione di un momento. Decise di essere più gentile e servizievole con il marito, immaginando che avrebbe cambiato idea. Dopo alcuni giorni, il marito confermò la sua idea e lei si sentì sprofondare ulteriormente. Nella sua mente riecheggiava il pensiero: “Non sono stata abbastanza”. Decise di chiedere aiuto per affrontare la fine della relazione.
La convinzione di “non essere abbastanza” la sento molto spesso quando mi chiedono aiuto per affrontare la fine di una relazione. Questo pensiero è la conseguenza dell’idea che affinché il partner non vada via bisogna essere abbastanza o avere delle caratteristiche particolari. Ciò porta molte persone a vivere in un costante stato di ansia. La percezione di essere sempre sotto esame porta molte persone a dover dimostrare al partner quanto valgono.

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“Non sono stata abbastanza”: cambiare le convinzioni

Dopo aver espresso l’idea che “non era stata abbastanza”, spiegai a Patrizia che per affrontare la fine della relazione era bene lavorare su questa convinzione.
Le chiesi che cosa intendesse per “non essere abbastanza”. Lei rispose che non era stata abbastanza brava a tenere il marito vicino. A quel punto l’aiutai a riflettere su che potere aveva lei sulle decisioni del marito.

In base al suo ragionamento lei aveva il potere, attraverso i propri comportamenti, di controllare il comportamento del marito. Lei disse che non era in grado di controllare il comportamento del marito e non voleva farlo.
Risposi: “Benissimo! Se sostieni di non avere il controllo sul comportamento di tuo marito perché ti assumi la completa responsabilità della sua decisione?
Patrizia rimase in silenzio, mi guardò e parve non capire quello che le avevo detto. Le spiegai che per riuscire ad affrontare la fine della relazione era importante cambiare il proprio modo di pensare. Da un lato sosteneva di non riuscire ad avere il controllo sul marito ma allo stesso tempo si assumeva tutte le responsabilità dell’accaduto. Nel momento in cui affermava che il marito l’aveva lasciata perchè non era abbastanza si assumeva il controllo e la responsabilità dell’andamento della relazione.

Dopo poco, Patrizia mi guardò con uno sguardo differente e mi disse: “Dottore, ha ragione, ho fatto del mio meglio per mantenere vivo il matrimonio. Lui non mi ha mai detto che c’erano problemi. Sicuramente mi dispiace e vorrei che tornasse, ma non è tutta colpa mia”.
Quando si deve affrontare la fine di una relazione un aspetto importante su cui lavorare è la convinzione che si nasconde dietro la sofferenza. Il dispiacere e il senso di fallimento sono la conseguenza delle credenze che si hanno sulla relazione e sulla sua fine.
Patrizia torturava se stessa con le sue convinzioni irrazionali. Se la fine di una relazione può causare una normale tristezza, assumersi la totale responsabilità della fine ne ingigantisce il peso.

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