La dittatura del dovere pervade la nostra vita. “Devo andare in palestra”, “Devo riuscire a risolvere questo problema”, “Devo star meglio”; quante volte ti è capitato di sentire queste frasi? Anche se spesso non ne siamo consapevoli possiamo essere fortemente influenzati da alcune convinzioni rigide che fortemente limitanti.
Durante le consulenze private mi capita di ascoltare persone che in una semplice frase riescono ad inserire tre-quattro volte il verbo “dovere”. Per queste persone è normale utilizzare questo termine con tale frequenza e non comprendono come esso possa essere deleterio per la psiche e stressante per il fisico.
La dittatura del dovere: origine
Continuare a ripetere a se stessi che si “deve” è fonte di forte stress e di impedimento a godere anche delle situazioni più tranquille e rilassanti.
Luca è un ragazzo di 35 anni, lavora come dipendente in una società di comunicazioni. È molto attento all’aspetto fisico e si allena regolarmente. Un venerdì, si presenta in seduta molto stanco e sfinito. Mi spiega che è stanco perché ha avuto una sessione di allenamento di circa 2 ore e che è stata la quarta sessione del genere della settimana. Cerchiamo di capire cosa lo spinge a un tale tour de force di allenamento. Sostiene che lo deve fare per riuscire ad avere un bel fisico. Ragioniamo insieme su come viva un’attività piacevole come un obbligo e sostiene: “obbligarmi è un modo per motivarmi a fare attività fisica altrimenti non farei niente”.
La dittatura dei doveri si fonda spesso su una convinzione dicotomica “o mi obbligo oppure non faccio nulla”. Molte persone credono che solo “obbligandosi” possano intraprendere delle attività. Per loro il dovere è solo un modo per non cadere nel comportamento opposto: non fare nulla. Purtroppo, queste persone vivono con credenze dicotomiche: tutto o nulla.
La dittatura del dovere è il frutto della nostra esperienza nell’ambito familiare, delle relazioni con gli altri e anche dell’influenza dei mass media.
La dittatura dei doveri: conseguenze
Molti sottovalutano il potere delle parole che rivolgiamo a noi stessi e proprio per questo motivo non tengono in giusta considerazione il proprio vocabolario interiore.
Proviamo a fare un esercizio: pensa ad tuo impegno, concentrati e prova a formularlo utilizzando il verbo “dovere”. Ripeti la frase cercando di crederci profondamente.. Come ti senti dopo aver ripetuto quello che “devi” fare? Ti senti più appesantito? Più in ansia? Oppure ti senti più leggero libero?
Molto probabilmente ti sentirai sotto stress.
Purtroppo utilizziamo continuamente il verbo dovere senza fermarci a riflettere sulle conseguenze emotive del nostro dialogo interiore.
Io penso che la dittatura del dovere sia uno degli atteggiamenti più pericolosi del nostro lessico.
La tendenza a utilizzare continuamente questo atteggiamento, si proietta anche su situazioni che noi consideriamo piacevoli. Quando il “dovere” condiziona così tanto il nostro dialogo interiore, esso si inserisce anche nelle attività che noi reputiamo piacevoli: “devo andare in palestra”, “mi devo incontrare con i miei amici”, “devo andare a vedere quel film al cinema”.
Nel momento in cui viviamo sotto la dittatura del dovere tutto diventa pesante, e anche le attività che per noi erano piacevoli diventano un obbligo.
Se riusciamo a soddisfare quell’obbligo, il nostro peso si allevia; ma cosa accade se non ci riusciamo?
La “doverizzazione” ci rende le cose molto più pesanti se non riusciamo ad assolvere all’obbligo. Se a causa di qualche situazioni esterna o per una nostra mancanza di volontà non riusciamo ad ottemperare al vincolo stiamo male perché esso era un dovere.
Ma chi ci impone questi doveri? Molto spesso siamo noi stessi. Quindi diventiamo noi stessi i carnefici e le vittime di questo rigido modo di pensare.
Nei giorni futuri cerca di individuare quante volte utilizzi il verbo dovere nel tuo dialogo interiore e mentre parli con gli altri.