Le pretese minano la nostra autostima

Le pretese minano la nostra autostima

Anche se in maniera inconsapevole, a volte, pretendiamo da noi stessi comportamenti, pensieri ed emozioni che non sono razionali. Ma dimentichiamo che le pretese minano la nostra autostima.

Prima di addentrarci nel tema credo che sia importante riassumere brevemente alcuni concetti fondamentali.

Le pretese minano la nostra autostima: quale relazione?

Cosa sono i doveri e le pretese?

Le pretese minano la nostra autostimaIntendo per doveri e pretese l’atteggiamento rigido che spesso abbiamo nei confronti di noi stessi, degli altri o delle situazioni che ci si presentano. La rigidità spesso si manifesta attraverso regole inflessibili.

Cominciamo con il chiarire cos’è l’autostima.

L’autostima è l’idea che noi abbiamo di noi stessi, delle nostre qualità positive e dei nostri difetti. L’insieme delle valutazioni che noi facciamo di noi stessi e su noi stessi rappresenta la stima di se stessi. Come puoi immaginare la valore che abbiamo di noi stessi è la conseguenza delle nostre regole e dei nostri atteggiamenti.

L’autostima è influenzata negativamente da regole inflessibili o da un eccesso di esse. Quando infrangiamo una nostra regola rigida tendiamo a svalutarci molto. Maggiore è la rigidità della regola e maggiore è la conseguenza negativa sulla nostra autostima.

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Le pretese minano la nostra autostima: due storie

Luca è un ragazzo che sostiene di non avere una grande autostima, di non riuscire nel lavoro di agente di commercio e che non avrà mai successo. Riflettendo su cosa intendesse lui per successo lavorativo mi ha detto: “avere tanti soldi, riuscire ad ottenere il consenso degli altri, riuscire a divenire capo zona e miglior venditore della sua area”. Ogni volta che si trova confrontarsi con i colleghi si sente giù di morale e meno bravo dei colleghi. Oltre a percepirsi inadeguato, le sue convinzioni lo portano spesso a fare mille cose contemporaneamente sul lavoro. Questo atteggiamento gli generano ansia e forte stress.

Marika, una giovane molto timida si sente sempre inadatta quando si trova in compagnia di altre persone. Crede di non essere abbastanza attraente perché è convinta che una bella ragazza deve avere le gambe sottili. Da sempre ha visto sui giornali delle belle ragazze con lunghe gambe sottili. Sentiva i suoi amici fare commenti strabilianti sulle ragazze in copertina. Questo l’ha convinta che senza gambe sottili non si è delle belle ragazze. La sua convinzione sulle sue gambe sottili l’ha portata speso a fare diete ferree e anche palestra in maniera sconsiderata. Nonostante i suoi sforzi non è riuscita a rendere le gambe sottili e ciò la fa sentire inadeguata e non bella.

Le pretese minano la nostra autostima: come evitarlo

Le storie di Luca e Marika ci insegnano come le nostre convinzioni possono influenzare enormemente la nostra autostima e i nostri comportamenti.

Le pretese minano la nostra autostimaLuca crede che per essere di successo deve soddisfare tante regole contemporaneamente. Come puoi immaginare non è possibile soddisfare tante richieste. Maggiori sono le regole e maggiore è la possibilità di infrangerle e, quindi, nuocere alla nostra autostima.

Se imponi a te stesso tante regole quanto è alta la percentuale di fallimento?

L’autostima di Marika, invece, è legata rigidamente ad una caratteristica fisica: le gambe sottili.

Purtroppo la ragazza non ha consapevolezza che la forma del suo corpo e in particolare delle sue gambe non dipendono totalmente da lei. Alcune caratteristiche fisiche sono fuori dal suo controllo. Ma per Marika ciò non conta, la sua regola è molto più rigida della razionalità. Cercando di controllare qualcosa che non è totalmente sotto il nostro potere rischiamo di predisporci al fallimento e alla sofferenza.

Quando ci imponiamo delle regole, spesso, non siamo pienamente consapevoli se la loro soddisfazione dipende da noi o da fattori esterni. Se ci imponiamo una regola, ma la possibilità di soddisfarla è fuori dal nostro controllo, quanto alto è il rischio di non riuscirci? Molto alto. Siamo noi stessi a creare la gabbia che ci imprigiona.

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Le pretese minano la nostra autostima: un breve esercizio

Le pretese minano la nostra autostima ed è importante imparare a riconoscerle e affrontarle.

Ora ti invito a fare un breve esercizio.

Prendi un foglio e scrivi tutte le caratteristiche di te che non ti piacciono.

Sei troppo grasso? Troppo sensibile? Troppo basso? Annota quelli che consideri i tuoi difetti. Interrompi il video e dedica del tempo a fare questo esercizio.

Bene! Se hai fatto l’esercizio, sul foglio che hai davanti hai un insieme di affermazioni su ciò che non ti piace di te.

Ora chiediti. Posso pretendere di essere diverso da come sono? In base a quali regole non vado bene?

Le pretese minano la nostra autostima

Prendi ogni affermazione e caratteristica negativa e chiediti chi ti sta imponendo questo cambiamento. Sono le tue regole? Ma queste regole che base hanno? Si basano su altre convinzioni o su dati e principi oggettivi. Ora prova a smontare le regole che ti creano malessere.

Se ad esempio hai scritto che sei troppo basso, chiediti per quale motivo dovrei essere più alto? Posso pretendere che ciò avvenga? Essere più alto o più basso fa cambiare il mio valore come persona? Ho il diritto di essere basso?

Se hai scritto che sei timido, chiediti se hai o no il diritto di essere timido, di essere come sei.

Quando invito le persone a fare queste riflessioni tendono subito a rispondermi che loro si comportano così per migliorarsi. Pretendono da loro un determinato comportamento per motivarsi.

Io credo che il criticarsi non sia un buon modo per motivarsi e accrescere la propria autostima. Essere inflessibili con se stessi porta solo ad essere più vulnerabili nei confronti di emozioni negative.

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2 commenti su “Le pretese minano la nostra autostima”

  1. Floriano Capaldi

    Eh no. E’ vero solo in parte quello che dici e comunque si rivolge a gente che vuole attenzione e non vuole cambiare davvero per ottenere un successo sportico o professionale! Se la ragazza vuole le gambe sottili e non ce l’ha fatta con la palestra e le dieta, non deve venire da uno psicologo ma da un chirurgo estetico. E’ vero che per essere belle la gamba ha da essere sottile, è inutile dire cavolate consolatorie: se ha ambizione in un lavoro o hobby dove l’estetica è metà dell’opera, ha da combattere contro la deformità e contro la gente come lei che le vorrebbe far accettare la cacca e farle credere che è oro ! Bisogna combattere duro, certo sapndo che nessuno ci renderà il tempo usato per combattere e così per ogni difetto che impedisce di realizzarsi. ABBIAMO IL DIRITTO E IL DOVERE DI LOTTARE PER REALIZZARCI COME DESIDERIAMO. Le pretese ci devono essere, sia estetiche che di preparazione professionale, chi si accontenta gode della felicità di una mucca sul prato quando pascola sazia. L’UOMO è qualcosa di più, è fatto per superare i limiti e non per arrendersi con un sorriso. Quindi certi consigli sono ORRIBILI, degni di un prete cattolico. perché 1 – ci si deve piacere e non è giusto accettare e ringraziare il buon Gesù, Mamma Natura o altri Tiranni comunque. 2 – è vero che per raggiungere certi risultati bisogna aumentare le capacità con le buone o le cattive. Perché nasconderlo ? Se per riuscire bene in uno sport, in un mestiere o altro ho da essere alto o anche basso, ho da cercare modi per farcela. La regola posso averla messa io ma può anche essere logica, funzionale e condivisa. Ho il DOVERE di lottare per ottenere quanto mi farà realizzare: è quanto mi distingue da un verme. Se cado combattendo io credo che vado dritto nel paradiso, ma se rifiuto la battaglia allora vado già in terra nel paradiso dei mediocri. La vita ha da essere di qualità e bisogna combattere perché la medicina semetta di voler farci fare record ‘in lungo’. No a campare 100 anni ma avere gli ultimi 30 di acciacchi e umilianti pannoloni e carrozzelle. Sì a averne 75 potendo diventare quello che vogliamo. W IL TRANSUMANESIMO ABBASSI GLI DEI TIRANNI

    1. Dr. Collevecchio

      è evidente che abbiamo punti di vista totalmente opposti. Credo che la bellezza sia fortemente soggettiva e non direi mai, ad una persona cara che non è bella solo perchè non risponde ai canoni che la società impone oggi.
      Se pretendere da se stessi crea gioia, soddisfazione e benessere con sè e con gli altri è giusto continuare a farlo.
      Se invece le pretese minano l’autostima e le relazioni, credo che sia importante rivalutarle.
      Dal commento mi sembra di intuire un errore nel quale cadono tante persone “o pretendo oppure non cambio”. Questo non è assolutamente vero. Noi possiamo tendere al miglioramento partendo da una posizione di accettazione. Quest’ultima genera sicuramente meno sofferenze.
      “Smontare” le pretese significa imparare ad accettare se stessi. Accettarsi non significa rassegnarsi ma imparare ad abbracciare quello che si è ( https://youtu.be/FIVjPO5TmNw )

      Volersi migliorare è assolutamente un bellissimo desiderio e, spero, che tutti perseguano quell’obiettivo. Quello che può essere fonte di sofferenza è l’atteggiamento di partenza.

      C’è una grande differenza tra “Mi vado bene e cerco di migliorarmi” e “Non vado bene, devo migliorarmi”. Credo che il primo atteggiamento generi meno sofferenza.

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